Il Mattino di Padova / di Claudio Malfitano
Il “Galileo Festival” verso il raddoppio: da una a due settimane di scienza e innovazione in città. Almeno secondo le intenzioni dell’assessore alla cultura Andrea Colasio, che ha utilizzato la “massa critica” dell’iniziativa (creata da ItalyPost assieme all’ateneo e agli altri enti cittadini) per rilanciare l’omonimo premio letterario, che viveva un momento di “stanca” e che è stato vinto da Cristina Cattaneo. «La cosa positiva di questa edizione è stata la corale partecipazione di tutte le istituzioni di ricerca della città», ha detto l’esponente di giunta.
Possibile raddoppio
«L’operazione che abbiamo tentato in questi primi due anni è stata quella di mettere assieme attorno al Premio Galileo un festival che celebri la scienza e l’innovazione a Padova, città che già nel XIV secolo il grande storico Jacques Le Goff individuava come il luogo in cui nacque la tecnologia. E ancora lo storico delle scienze Herbert Butterfield che la definì “la sede della rivoluzione scientifica”», ha chiarito Andrea Colasio ieri alla conclusione dell’edizione 2019. Con un occhio già puntato al futuro, come si conviene a un Festival dell’innovazione: «Per il prossimo anno vedo un rafforzamento della collaborazione con l’università, che è il vero motore della ricerca in città – ha proseguito l’assessore alla cultura – E punterei a fare due settimane, anziché una, provando ad essere più concentrati sui luoghi iconici di Padova».
La card turistica
La ricaduta del Festival, per Colasio, non si traduce solo nelle migliaia di giovani che hanno affollato le sale dei dibattiti e delle esperienze proposte dalla kermesse. Ma deve ampliarsi al turismo: «Vogliamo dare una motivazione in più per venire a visitare la nostra città – spiega – E per questo stiamo pensando a un biglietto unico per tutti i luoghi della scienza. Una sorta di “card” abbinata a un percorso per trovare i posti simbolo della storia scientifica in città». Non solo l’Orto botanico, il teatro anatomico, la Specola e i luoghi ormai conosciuti e già noti a tutti i turisti che arrivano a Padova. Ma anche il Musme, il museo Bernardi, il museo del pre-cinema, il museo dell’educazione e tante altre esposizioni meno frequentata.
Festival autoctono
Il “quid” in più della manifestazione, secondo Colasio, è dunque l’essere legata al territorio. Nata cioè proprio dalle specificità di Padova: «È una rete multipolare che produce eventi legati all’innovazione in loco e che dialoga con il mondo. Un’operazione culturale diversa dal format tradizionale degli eventi», risponde l’assessore alla cultura quando gli chiediamo se non ci siano troppi festival nel panorama cittadino. «Questo non è un festival – prosegue – È un evento che sta nelle corde della città. Non è una cosa portata a Padova, ma una vetrina di quello che accade a Padova con la produzione scientifica delle istituzioni culturali cittadine e con i luoghi iconici della storia della scienza che esistono in città». «La città ha saputo così portare all’attenzione nazionale una ricchezza di contenuti culturali e scientifici che la rendono crocevia dei processi che nascono nel mondo della ricerca e si trasferiscono al mondo delle imprese innovative, da quelle artigiane alle champion», ha aggiunto il fondatore di ItalyPost Filiberto Zovico.