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Trieste Next, un viaggio per salvare noi e il Pianeta

di Giulia Basso / Tuttoscienze de La Stampa

Dal 24 settembre la decima edizione del festival dedicato alla scienza e alla divulgazione: “Un decennale pieno di sorprese”

E’ tra i principali festival italiani dedicati alla scienza e quest’anno festeggerà il suo decennale con moltissimi ospiti nazionali e internazionali. Dal 24 al 26 settembre Trieste Next tornerà ad animare il centro storico del capoluogo giuliano con un denso calendario di conferenze e laboratori dedicati al binomio scienza e sostenibilità. Complice l’esperienza della pandemia, il tema del 2021 – “Take care, la scienza per il benessere sostenibile” – pare quanto mai necessario: si ragionerà infatti degli strumenti che la scienza offre per prenderci cura di noi stessi, della collettività e del pianeta che abitiamo.

Saranno un centinaio gli eventi proposti e 200 le attività per le scuole e i visitatori, con una media di cinque appuntamenti in contemporanea per ogni fascia oraria. Duecento i relatori previsti, cui si uniranno oltre 300 ricercatori e studenti provenienti da tutt’Italia e i volontari dell’Università di Trieste, indispensabili per il funzionamento della macchina festivaliera. Anche quest’anno la manifestazione è organizzata dal Comune e dall’Università di Trieste, da ItalyPost, dall’Immaginario Scientifico e dalla Sissa – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, con la co-promozione della Regione Friuli Venezia Giulia, la collaborazione della Commissione Europea nella sua rappresentanza di Milano, la main partnership di Lago e Intesa San Paolo e la sponsorizzazione di AcegasApsAmga.

Come nel 2020 Trieste Next sarà proposto dal vivo, ma anche in digitale, con la trasmissione in diretta streaming delle conferenze sui canali del festival. A fare la forza della manifestazione saranno gli enti del protocollo Trieste Città della Conoscenza – dall’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology all’International Centre for Theoretical Physics, dal parco scientifico nazionale Area Science Park a Elettra Sincrotrone, dall’Osservatorio astronomico di Trieste all’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale – che contribuiranno con i loro scienziati e tante iniziative a un ragionamento sul futuro nostro e del mondo, che spazierà dalle discipline STEM alle scienze umane e sociali.

Gli ospiti

A questo fertile parterre di scienziati provenienti dagli enti scientifici e accademici del territorio si aggiungerà una nutrita lista di relatori nazionali e internazionali. Ci saranno Viktor Mayor-Schonberger, docente di Internet Governance and Regulation dell’Oxford Internet Institute, e due vincitrici dell’EU Prize for Women Innovators: l’ingegnera dei materiali Ozgë Akbulut e la direttrice dell’Icrea Cmem dell’Università di Barcellona Maria-Pau Ginebra. Oltre a loro l’accademica e senatrice a vita Elena Cattaneo, il giornalista Paolo Mieli, i filosofi Massimo Cacciari e Maurizio Ferraris, l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, e quello di di Eurotech, Paul Chawla, il fisico Federico Faggin, il direttore scientifico della Humanitas University, Alberto Mantovani. Tra le discipline toccate – annuncia il direttore di Trieste Next, Antonio Maconi – ci saranno, sempre in un’ottica di sostenibilità, medicina, agricoltura, Intelligenza Artificiale, robotica, biologia, genetica. Si rinnoverà la collaborazione con la Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e partiranno nuove collaborazioni con l’Agenzia Spaziale Europea, con Humanitas Gavezzeni e con Inail, che presenterà il progetto di una mano robotica realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia.

I temi

Analisi dei dati, IA, genetica, medicina personalizzata, ingegneria dei trasporti ed elettrica, architettura sono tra le principali discipline che possono aiutarci a creare un futuro più sostenibile per il pianeta e quindi per noi stessi. L’uso razionale delle risorse energetiche, la creazione di città che non siano solo smart, ma “healthy”, l’impiego dei Big Data e dell’Intelligenza Artificiale in ambito geologico ed epidemiologico, in agricoltura e in medicina sono alcuni degli strumenti che la scienza mette a disposizione per la ricostruzione di un rapporto sostenibile uomo-natura. Negli appuntamenti di Trieste Next la scienza racconterà le sfide che ha di fronte. Dalla pandemia al riscaldamento globale, fino alle cellule umane “impazzite” che, nel cancro, trasformano l’impulso alla mutazione, motore dell’evoluzione, in un processo mortale. Il sistema più efficace che possediamo per “prenderci cura” dell’umanità e della Terra è “Armarsi di scienza”, titolo dell’ultimo libro della senatrice a vita Elena Cattaneo, che presenterà a Trieste Next.

Il futuro

Con Roberto Battiston, docente di Fisica sperimentale dell’Università di Trento, appassionato divulgatore scientifico e già presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, a Trieste Next si parlerà di dati e di come questi possono essere impiegati per prevedere e mappare l’andamento di una pandemia, per costruire scenari sul clima del futuro, per ottimizzare reti energetiche e idriche, per controllare processi industriali e colture agricole. In questi mesi ci sono state buone letture dei dati, usate però per creare cattiva informazione. Questo perché i numeri non parlano da soli, ma vanno interrogati con onestà scientifica: dobbiamo usare il nostro spirito critico per non farci ingannare.

Sarà incentrato invece sul mondo vegetale e sui suoi preziosi insegnamenti l’incontro con Barbara Mazzolai, direttrice associata dell’Istituto Italiano di Tecnologia e autrice del volume “La natura geniale” (Longanesi). Quali sono, si chiede Mazzolai, i segreti che potremmo carpire alle piante per realizzare delle tecnologie che ci possano aiutare a costruire un futuro migliore? Le piante hanno un’incredibile capacità d’adattamento all’ambiente e hanno fatto della lentezza l’origine della loro resilienza, contrariamente al mondo animale, che si è evoluto privilegiando movimento e velocità. Con l’inventrice del primo robot della storia ispirato al mondo delle piante ci si addentrerà in un’appassionante esplorazione della natura.

 Ancora, con Alberto Piazza, professore emerito di Genetica umana all’Università di Torino, si parlerà di come il destino del singolo essere umano non sia interamente scritto nei suoi geni e delle insidie del determinismo genetico. Il nostro stato di salute è determinato solo per il 50% dal patrimonio genetico. L’altro 50% dipende dall’interazione tra i geni (interattoma) e da quella con l’ambiente esterno (epigenetica), spiega Piazza nel suo ultimo libro, “Genetica e destino” (Codice edizioni).

Da Cattaneo a Cacciari. Trieste Next, tre giornate per un futuro sostenibile: Big data, genetica e intelligenza artificiale, una parata di big

di Giulia Basso / Il Piccolo

Dopo gli spettacoli teatrali, il cinema e i concerti tornano finalmente in presenza anche i festival scientifici. Non c’era davvero modo migliore per festeggiare i primi dieci anni di Trieste Next, che dal 24 al 26 settembre tornerà ad animare il centro cittadino con un denso calendario di conferenze e laboratori dedicati alla divulgazione scientifica.

Il tema del 2021, complice l’esperienza della pandemia, pare quantomai necessario: si ragionerà infatti degli strumenti che la scienza offre per prenderci cura di noi stessi, della collettività e del pianeta che abitiamo, in un’ottica che vede il benessere individuale e globale legato a doppio filo al tema della sostenibilità.

La decima edizione del festival, presentata ieri in conferenza stampa, sarà intitolata ‘Take care, la scienza per il benessere sostenibile, e affiancherà al fertile parterre di scienziati provenienti dagli enti scientifici e accademici del territorio una nutrita lista di ospiti nazionali e internazionali. Saranno 100 gli eventi proposti e 200 le attività per le scuole e i visitatori, con una media di cinque appuntamenti in contemporanea per ogni fascia oraria. Duecento i relatori previsti, cui si uniranno oltre 300 ricercatori e studenti provenienti da tutt’Italia. Anche quest’anno il festival è organizzato dal Comune, dall’Università di Trieste, da ItalyPost, dall’Immaginario Scientifico e dalla Sissa, con la co-promozione della Regione, la collaborazione della Commissione Europea nella sua rappresentanza di Milano, la main partnership di Lago e Intesa San Paolo e la sponsorizzazione di AcegasApsAmga.

A fare la forza della manifestazione saranno come di consueto gli enti del protocollo Trieste Città della Conoscenza, che contribuiranno con i loro scienziati e tante iniziative a un ragionamento sul futuro nostro e del mondo che spazierà dalle discipline Stem alle scienze umane e sociali. Come nel 2020 Trieste Next sarà proposta comunque in formula ibrida: dal vivo ma anche in digitale, con la trasmissione in diretta streaming delle conferenze sui canali del festival.

Tra le discipline toccate, annuncia il direttore di Trieste Next Antonio Maconi, ci saranno, sempre in un’ottica di sostenibilità, medicina, agricoltura, intelligenza artificiale, robotica, biologia, genetica. Si rinnoverà la collaborazione con la Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e inizieranno nuove collaborazioni con l’agenzia Spaziale Europea, con Humanitas Gavezzeni e con Inail, che presenterà il progetto di una mano robotica realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia. Tra gli ospiti internazionali ci saranno Viktor Mayor-Schonberger, docente di Internet Governance and Regulation dell’Oxford Internet Institute e due vincitrici dell’Eu Prize for Women Innovators: l’ingegnera dei materiali Ozgë Akbulut e la direttrice dell’Icrea Cmem dell’Università di Barcellona Maria-Pau Ginebra.

Oltre a loro l’accademica e senatrice a vita Elena Cattaneo, il giornalista Paolo Mieli, i filosofi Massimo Cacciari e Maurizio Ferraris, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e quello di di Eurotech Paul Chawla, il fisico Federico Faggin, il direttore scientifico della Humanitas University Alberto Mantovani e molti altri.

Nella serata del 24 settembre il centro cittadino si animerà anche con le attività della Notte Europea dei Ricercatori. «La manifestazione vedrà quasi triplicati gli spazi a sua disposizione – spiega l’assessore comunale Angela Brandi -. Saranno 1600 i metri quadri a disposizione per i laboratori, con un raddoppio delle aree talk: una sarà ospitata in Piazza Unità e l’altra in Piazza Verdi. Il tema Take care ci invita a pensare al futuro con un pubblico ben preciso in mente: le nuove generazioni».

Per il rettore di UniTs Roberto Di Lenarda «la decima edizione della manifestazione sarà finalmente in presenza, ma le condizioni dipenderanno da noi, essenzialmente da quante persone saranno vaccinate». L’ateneo triestino proporrà ben 17 attività interattive in piazza e 17 talk.

I big data, l’intelligenza artificiale, la genetica, la medicina personalizzata, l’uso razionale e accorto delle risorse energetiche, nonché la creazione di città non solo smart, ma “healthy”, sono strumenti e strategie che possono aiutarci a costruire un futuro più sostenibile per il nostro pianeta e quindi per noi stessi. È l’idea che guida questa decima edizione di Trieste Next, la filosofia che verrà esplorata in oltre cento appuntamenti con scienziati, umanisti, imprenditori, politici e giornalisti – e qui ve ne presentiamo sei tra i più illustri – strutturati con taglio divulgativo e legati tra loro dalla consapevolezza che la scienza, aiutata da un umanesimo che non sia di facciata, è la nostra arma migliore per affrontare le tante sfide che ci si presentano davanti. Sono sfide a volte assolutamente inattese, come nel caso di questa pandemia da coronavirus, i cui effetti praticamente nessuno avrebbe potuto immaginare, e sfide che conosciamo già molto bene: il riscaldamento globale, l’inquinamento dei nostri mari, le cellule umane impazzite che, nel cancro, trasformano l’impulso alla mutazione, motore dell’intera evoluzione, in un processo che, se non viene arrestato, può portare alla morte il nostro organismo.

“Armarsi di scienza”, l’invito contenuto nell’ultimo libro della senatrice a vita Elena Cattaneo, non per ferire ma per sconfiggere le nostre stesse paure, per non abbandonarci a falsi miti e ancestrali superstizioni, è l’unico modo che possediamo per “prenderci cura” (take care) degli esseri umani e della loro casa, la Terra. Con l’obiettivo di ottenere un “ben-essere” che va pensato non tanto come individuale ma come globale e inestricabilmente legato alla sostenibilità, l’unica carta che potrà consentire un futuro non solo a noi, ma alle prossime generazioni. Una lezione che è iscritta direttamente nei meccanismi del Next Generation Eu, il piano che l’Europa ha approntato per la ripresa e la resilienza di tutto il sistema. Con un approccio palesemente diverso rispetto al passato: l’Ue mette a disposizione dei fondi che, per essere spesi, devono garantire un processo di transizione che ci consenta di ricostruire un rapporto sostenibile tra uomo e natura.

TAKE CARE. Trieste Next compie dieci anni raccontando la scienza per lo sviluppo sostenibile

TAKE CARE La scienza per il benessere sostenibile”: questo il titolo di Trieste Next 2021, il festival della scienza organizzato da Comune di TriesteUniversità degli Studi di TriesteItalyPostImmaginario Scientifico e SISSA, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, che dal 24 al 26 settembre festeggerà i dieci anni di attivitàRegione Autonoma Friuli Venezia Giulia è co-promotrice della manifestazione, realizzata con la collaborazione della Commissione Europea-Rappresentanza di Milano, la main partnership di Lago e Intesa Sanpaolo e la partecipazione di AcegasApsAmga in qualità di sponsor.

Questa mattina è stato annunciato il tema del festival e sono state fatte anche alcune anticipazioni sugli ospiti, che tornano ad essere tutti dal vivo qui a Trieste.

La decima edizione edizione sarà l’occasione per fare il punto della situazione e tracciare l’agenda del futuro con grandi ospiti ed esponenti delle discipline STEM, ma anche di scienze umane e sociali: dopo l’esperienza del Covid-19, l’obiettivo è di ragionare su come la scienza possa offrire gli strumenti per “prendersi cura” (take caredell’umanità e del pianeta in un’ottica di benessere individuale, globale e, soprattutto, di sostenibilità.

Dopo il successo dell’edizione 2020 – svoltasi in contemporanea in presenza e in digitale – i promotori confermano l’obiettivo di realizzare un festival secondo la formula live & digital, offrendo l’opportunità di essere fisicamente presenti in sala o di seguire Trieste Next sui canali digitali con approfondimenti, talk e format ad hoc.

Trieste Next 2021 proporrà un programma estremamente ricco e articolato, con 5 eventi in contemporanea in ogni fascia oraria per un totale di oltre 100 eventi, tra dibattiti, talk e conferenze, e 200 diverse attività in Piazza Unità d’Italia, per un totale di 200 relatori, cui si uniranno gli oltre 300 ricercatori e studenti universitari provenienti da tutta Italia che hanno già confermato la propria partecipazione al progetto Academy. È da pochi giorni partito il bando volontari che vedrà protagonisti gli studenti e le studentesse dell’Università di Trieste.

Tra gli ospiti internazionali che hanno già confermato la propria presenza a Trieste: Ozgë Akbulut, docente Sabanci University Istanbul, e Maria-Pau Ginebra, direttore ICREA CMEM Università di Barcelona, entrambe vincitrici dello EU Prize for Women Innovators, Viktor Mayor-Schonberger, docente di Internet Governance and Regulation dell’Oxford Internet Institute, autore de Fuori i dati! (Egea).

A loro si uniscono i grandi nomi della ricerca scientifica, dell’impresa innovativa e della cultura, tra cui: Elena Cattaneo, farmacologa, biologa, accademica e senatrice a vita, Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore italiano, Paolo Mieli, giornalista e saggista, Alberto Mantovani, direttore scientifico e professore emerito Humanitas University, Massimo Cacciari, filosofo, politico, accademico italiano, Giuseppe Bono, amministratore delegato Fincantieri, Paul Chawla, amministratore delegato Eurotech, Roberto Battiston, docente di Fisica sperimentale Università di Trento, già presidente Agenzia Spaziale Italiana, Pier Paolo Di Fiore, docente di Patologia generale Università di Milano, direttore Programma di Novel Diagnostics Istituto Europeo di Oncologia, Maria Rescigno, vice rettore e delegato alla ricerca Humanitas University, Maurizio Ferraris, filosofo, editorialista la Repubblica e Neue Zurcher Zeitung, Barbara Mazzolai, associated director IIT-Istituto Italiano di Tecnologia, Chiara Valerio, scrittrice, editor, conduttrice radiofonica, Antonio Casilli, docente di Sociologia Télécom Paris, Institut Polytechnique de Paris, Alberto Piazza, professore emerito di Genetica umana Università di Torino, Sahra Talamo, direttrice Laboratorio di Radiocarbonio Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Armando Genazzani, professore di Farmacologia, Università del Piemonte Orientale e membro dell’Agenzia europea per i medicinali.

La decima edizione di Trieste Next sarà segnata dall’avvio di una serie di collaborazioni con enti scientifici di fama nazionale e internazionale: la manifestazione vedrà la partecipazione di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, dell’Agenzia Spaziale Europea, di Humanitas Gavazzeni e di INAIL, il cui centro di ricerca sulle protesi presenterà un progetto realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia.

Queste novità saranno visibili in Piazza dell’Unità d’Italia, dove quest’anno l’area dedicata ai laboratori di Trieste Città della Conoscenza sarà quasi raddoppiata. Saranno inoltre allestite ben due aree convegni, una in Piazza Unità e l’altra nell’adiacente Piazza Verdi.

Oltre alle istituzioni già citate, saranno infatti presenti gli spazi di: The Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics, INAF – Osservatorio Astronomico di Trieste, INFN Trieste, Area Science Park, Elettra-Sincrotrone Trieste, International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology, Fondazione Italiana Fegato, CNR-Istituto Officina dei Materiali, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, Area Marina Protetta di Miramare, Museo di Storia Naturale di Trieste, The World Academy of Sciences, IRCCS materno infantile Burlo Garofolo, Conservatorio di Musica Giuseppe Tartini, Istituto Nazionale di Statistica, Fondazione ITS Alessandro Volta, Associazione Nazionale Volontari Lotta Contro i Tumori, Associazione Musica Libera, Insiel.

Anche quest’anno è previsto un programma dedicato espressamente alle scuole – curato dall’Immaginario Scientifico – il venerdì mattina, con laboratori, attività interattive e incontri con gli scienziati.

La sera di venerdì 24 settembre, in contemporanea con il festival, il centro cittadino si animerà con le attività di animazione scientifica proposte da giovani scienziate e scienziati in occasione della Notte Europea dei Ricercatori – SHARPER Trieste.

Tutte le novità e gli aggiornamenti sul sito di Trieste Next (www.triestenext.it) e sui canali social (FacebookInstagramLinkedInYouTube e Twitter).

Hanno partecipato alla conferenza stampa di anticipazione della manifestazione Angela Brandi (Assessore all’educazione, scuola, università e ricerca del Comune di Trieste), Roberto Di Lenarda (Rettore dell’Università degli Studi di Trieste), Filiberto Zovico (fondatore di ItalyPost), Antonio Maconi (direttore di Trieste Next), Serena Mizzan (direttrice dell’Immaginario Scientifico) e Gianluigi Rozza (delegato per il Trasferimento tecnologico e i rapporti con le imprese della SISSA).

Qui sotto le loro dichiarazioni, a cui si aggiungono anche quella di Massimo Gaudina, (capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea), Niccolò Contucci (direttore generale Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro), Luca Fantini (direzione regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia Intesa Sanpaolo), Federico Trevisan (responsabile Relazione enti locali AcegasApsAmga).

Angela Brandi – Assessore all’educazione, scuola, università e ricerca del Comune di Trieste
Siamo orgogliosi di presentare questa decima edizione di Trieste Next: dopo l’esperienza del 2020, anche quest’anno l’amministrazione comunale sta lavorando – con la collaborazione dei promotori, dei copromotori e di tutti gli enti di Trieste Città della Conoscenza – per regalare alla città una manifestazione in presenza e in sicurezza che celebri il lavoro fatto in questi dieci anni. Dal 2012 ad oggi Trieste ha dimostrato e dimostra tuttora di saper valorizzare il prezioso patrimonio scientifico di cui è dotata e che le consente, oggi ancora più che in passato, di avere una visibilità e un riconoscimento internazionali. Il tema che abbiamo scelto quest’anno – Take Care: la scienza per il benessere sostenibile – esprime perfettamente la volontà di pensare al futuro – a breve, medio e lungo termine – con un pubblico ben preciso in mente: le nuove generazioni. È per questo che anche quest’anno la manifestazione si aprirà con la tradizionale mattinata dedicata alle scuole ed è per questo che gli spazi espositivi di Trieste Città della Conoscenza sono quasi raddoppiati.

Roberto Di Lenarda – Rettore dell’Università degli Studi di Trieste
L’Università di Trieste partecipa al decimo anno di Trieste Next con l’entusiasmo della ripartenza. Offriremo alla città proposte di divulgazione scientifica che declinano il tema del “benessere sostenibile” attraverso le tante anime che ci caratterizzano. Docenti, ricercatori, dottori di ricerca e ospiti d’eccezione fonderanno medicina, big data, psicologia, filosofia, letteratura, economia, giurisprudenza e tecnologia per avvicinare i visitatori di Trieste Next alla Ricerca. Un mondo che sempre più ci aiuterà a leggere la complessa realtà che viviamo, offrendo soluzioni alle grandi sfide che ci attendono.

Antonio Maconi – direttore di Trieste Next
Trieste Next giunge alla decima edizione nel 2021, anno quanto mai simbolico per affermare l’importanza della scienza nella vita di tutti noi. Stiamo per questo lavorando a una manifestazione celebrativa (ma non autocelebrativa), che vedrà protagonisti gli enti di Trieste Città della Conoscenza, istituzioni e centri di ricerca di rilievo nazionale e internazionale, imprese e imprenditori innovativi, i grandi nomi della divulgazione e del giornalismo scientifico: oltre 200 soggetti che si incontreranno nuovamente a Trieste, in presenza e in sicurezza, e che costituiscono quella rete che ha reso Trieste Next il più importante evento a livello nazionale sulla ricerca scientifica. Ma non solo: di anno in anno, Trieste Next ha proposto tematiche che permettessero di rivolgere lo sguardo al futuro: anche quest’anno il Festival sarà un’occasione di discussione e inclusione, di incontro tra mondo della ricerca e dell’impresa, per approfondire i temi chiave che segneranno il futuro del Pianeta all’insegna dell’invito a “Take Care”. “Prendere cura”: un invito rivolto a tutti –scienziati, ricercatori, imprenditori e manager, giornalisti, rappresentanti delle istituzioni, cittadini – affinché la scienza sia strumento essenziale per perseguire il benessere individuale e collettivo, con un obbligo morale, la sostenibilità.

Serena Mizzan – direttrice dell’Immaginario Scientifico
Il benessere passa attraverso la conoscenza. Ma l’informazione, alla base della conoscenza, spesso circola incontrollata. Trieste Next da anni propone sempre maggiori possibilità di accedere a un certo tipo di informazione e l’Immaginario Scientifico, per cui consapevolezza e cittadinanza scientifica sono parole chiave, è un partner naturale di questa squadra: solo se informati e consapevoli potremo trovare occasioni di benessere e prenderci cura di noi, del pianeta e delle future generazioni.

Gianluigi Rozza – delegato per il Trasferimento tecnologico e i rapporti con le imprese SISSA
Con la scelta del tema del benessere sostenibile, Trieste Next dimostra di saper sempre intercettare i temi salienti nel rapporto tra scienza e società, rispetto ai quali la SISSA ribadisce il proprio ruolo di Università che allarga la propria missione, oltre alla formazione e alla ricerca di eccellenza, alla valorizzazione dei talenti, il trasferimento tecnologico e il public engagement” afferma il prof. Gianluigi Rozza, delegato per la valorizzazione della ricerca, l’innovazione, il trasferimento tecnologico e i rapporti con le imprese della SISSA.

Niccolò Contucci – direttore generale Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro
Fondazione AIRC è ormai partner tradizionale di Trieste Next perché crediamo che Appuntamenti come questo siano un’occasione preziosa per parlare di scienza, mantenere vivo il dialogo con il grande pubblico e informare sui risultati raggiunti. Sosteniamo progetti scientifici innovativi grazie a una raccolta fondi trasparente e costante, diffondiamo l’informazione scientifica, promuoviamo la cultura della prevenzione nelle case, nelle piazze e nelle scuole. Tutte queste attività sono alla base della missione di Fondazione AIRC.

Massimo Gaudina – capo della Rappresentanza a Milano della Commissione europea
Sostenere e valorizzare il lavoro dei ricercatori e degli scienziati europei è un impegno chiave nell’agenda della Commissione europea, che si concretizza innanzitutto attraverso importanti programmi di finanziamento come il nuovo Horizon Europe. Con 95 miliardi di euro a disposizione di università, ricercatori e imprese, Horizon Europe offre nuove opportunità per trovare soluzioni alle sfide globali – dalla salute al cambiamento climatico – permettendo al tempo stesso ai migliori talenti della ricerca di restare o tornare in Europa. Trieste Next è anche una vetrina di tanti progetti di eccellenza finanziati in passato dall’Europa.

Luca Fantini – direzione regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia Intesa Sanpaolo
Intesa Sanpaolo opera con l’obiettivo di creare valore per il tessuto economico dei territori, per l’ambiente e per il benessere delle persone – ha dichiarato Luca Fantini, direzione regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia Intesa Sanpaolo -. Grazie a soluzioni su misura e plafond dedicati, sosteniamo le imprese che investono per il raggiungimento di obiettivi ESG, progetti di circular economy e soluzioni per l’inclusione delle persone. Nell’ambito degli oltre 400 miliardi di euro di erogazioni a medio-lungo termine che Intesa Sanpaolo intende mettere a disposizione nell’orizzonte del PNRR, 80 miliardi di euro sono destinati a green, circular e transizione ecologica.

Federico Trevisan – responsabile Relazione enti locali AcegasApsAmga
Il Gruppo Hera, direttamente e attraverso AcegasApsAmga, opera quotidianamente con servizi che migliorano la qualità della vita delle persone e interviene come abilitatore di innovazione per il territorio. In particolare, uno degli ambiti in cui è più evidente questo ruolo abilitante è la gestione e l’evoluzione delle reti idriche ed energetiche. È su queste infrastrutture, infatti, che si sta giocando una parte fondamentale sia della transizione energetica in corso, che del contrasto ai mutamenti climatici. In campo idrico, AcegasApsAmga investe nel contrasto alle perdite idriche, nella manutenzione predittiva e nell’efficienza energetica. Nella distribuzione energetica il focus è sull’ulteriore incremento della sicurezza e sulla costruzione di reti sempre più flessibili, capaci quindi di gestire in modo intelligente le nuove fonti di energia pulita, provenienti anche dalla generazione diffusa. Tale impegno si colloca nella prospettiva della resilienza e del risk management, di reti dunque in grado di garantire supercontinuità dei servizi anche a fronte di eventi avversi improvvisi, offrendo così al territorio non solo un elemento di sicurezza, ma anche un fattore di competitività e attrattività economica. La partnership con Trieste Next, il più importante momento di dibattito e confronto sul futuro della città, è quindi pienamente coerente con il ruolo di catalizzatore di sviluppo che AcegasApsAmga ogni giorno interpreta.

La natura è geniale

di Daria Bignardi / Vanity Fair

La professoressa Barbara Mazzolai è una pioniera della robotica bioispirata, ed è la più importante degli scienziati di questa materia in Italia. Ha pubblicato un libro con cui fa capire con facilità come gli esseri viventi senza cervello, in sostanza le piante, siano capaci di soluzioni geniali.

Ho sempre sospettato che le piante fossero geniali: Barbara Mazzolai lo ha provato, e spiegato. Barbara Mazzolai è una delle scienziate più importanti del nostro Paese. È direttrice del Centro di Micro-BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia e fa ricerca nel campo della robotica bioispirata, che ha l’obiettivo di realizzare nuove tecnologie partendo dallo studio di piante e animali invertebrati.

Su queste tematiche ha pubblicato quasi trecento lavori scientifici e il libro La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta con Longanesi, che è appena entrato nella cinquina dei finalisti del premio Galileo 2021 per la divulgazione scientifica. Cos’è la robotica bioispirata? È la disciplina che progetta robot a imitazione degli esseri viventi. La professoressa Mazzolai è la madre della biorobotica italiana, ed è la più importante degli scienziati di questa materia in Italia. Noi siamo abituati a pensare ai robot in forma umana, ma per esempio esiste il polpo in silicone Octopus, ideato da Cecilia Laschi del Sant’Anna di Pisa, soffice quindi meno pericoloso nell’interazione con l’uomo, o il Robofish, che si muove con disinvoltura in acqua.
Il libro di Barbara Mazzolai fa capire con facilità una cosa affascinante e meravigliosa: che anche – anzi forse soprattutto – gli esseri viventi senza cervello, in sostanza le piante, sono capaci di soluzioni geniali.
Anche da questo concetto è nato il Plantoide, il robot inventato proprio dal suo laboratorio: il primo robot al mondo ispirato alle radici delle piante nei loro movimenti, che nasce per l’esplorazione del suolo ed è molto utile per l’agricoltura e il monitoraggio ambientale. Ormai il valore del suo Plantoide è indiscusso, ma nel 2008, quando Mazzolai cominciò a portare l’idea ai convegni, fu accolta in modo tiepido dai suoi colleghi. Lei non se ne cura perché ha troppo da fare. Io, da quando l’ho letta, non riuscirò mai più a staccare un rametto da una siepe.

Lei non se ne cura perché ha troppo da fare. Io, da quando l’ho letta, non riuscirò mai più a staccare un rametto da una siepe.

Per ascoltare l’intervista radiofonica clicca qui.

 

SE IL ROBOT È BIODEGRADABILE

di Alice Politi

Ci vuole uno sguardo capace di «andare oltre» per intuire le sorprendenti potenzialità di una stretta relazione tra regno vegetale e tecnologia avanzata. Barbara Mazzolai è una pioniera della robotica «bioispirata», ossia colei che ha convinto la comunità robotica internazionale dell’importanza di studiare le piante per imitarne quelle abilità naturali che le rendono «geniali».

Laureata in Scienze Biologiche all’Università di Pisa, un dottorato di ricerca in Ingegneria dei Microsistemi all’Università Tor Vergata di Roma, oggi dirige a Pontedera il Centro di Micro-BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Qui, nel 2012, è stato realizzato il Plantoid, primo robot al mondo ispirato alle radici delle piante per l’esplorazione di ambienti non strutturati.

Perché le piante sono così speciali?
«Le consideriamo organismi statici, incapaci di interagire con l’esterno. Invece sono sempre in crescita, si muovono, percepiscono l’ambiente circostante, cambiano morfologia e creano strategie di adattamento senza un cervello, ma usando capacità di controllo distribuite lungo la loro struttura. Per noi, che studiamo il movimento da imprimere a robot che devono spostarsi e avere capacità di percezione e comunicazione, sono un modello perfetto».

Come si trasferiscono nella robotica certe caratteristiche  biologiche?
«Osservare come funzionano le radici ha permesso di creare endoscopi che si muovono in profondità sia nel corpo umano, sia nel sottosuolo per il monitoraggio ambientale, riducendo la pressione e gli attriti. Studiando le tecniche dei rampicanti, invece, abbiamo riprodotto spine artificiali a forma di uncino applicabili come un cerotto sulle ruote dei robot oppure sulle foglie delle piante, per curarle con un rilascio localizzato di farmaci».

Nuovi obiettivi?
«Imitare i semi per creare microrobot che rilasciati nell’ambiente si muovano senza bisogno di energia, solo trasportati dal vento o grazie all’interazione con l’umidità. Consentiranno di monitorare la qualità di aree e luoghi anche remoti, ma senza inquinare: saranno biodegradabili e terminata la loro funzione scompariranno».

Matematica e democrazia. Chiara Valerio editor e scrittrice, finalista al Premio Galileo e il libro che rende seducenti numeri e formule. «Conoscere è un’avventura senza ritorno e studiare porta a essere liberi»

di Francesca Visentin / Corriere del Veneto

Un libro diventato un caso editoriale perché riesce a rendere seducente la matematica attraverso la letteratura. E tanti altri romanzi scoperti e fatti nascere con guizzo creativo, ricerca e tenacia. Chiara Valerio, scrittrice, traduttrice, editor della Marsilio, è la donna del momento nell’editoria. Una solida formazione culturale, profonda conoscenza di libri e autori, un passato da responsabile di Tempo di libri e un dottorato in calcolo delle probabilità arricchiscono il suo background. Adesso, con il nuovo libro La matematica è politica (Einaudi) è anche tra i finalisti del Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica, dopo mesi di ottime recensioni e vendite.

Chiara Valerio, perché questo libro piace tanto?
«Credo che sposti la centralità di una istruzione basata su storia della letteratura, storia dell’arte, storia della filosofia, sull’apprendimento di principi intersogettivi applicabili a tutte le discipline. È un ribaltamento di punto di vista sui percorsi scolastici che, senza cancellare il valore della memoria, anzi, facendone il motore dell’immaginazione, limita le impostazioni dogmatiche, i principi di autorità».

Racconta la matematica come palestra di vita, apprendistato alla rivoluzione e educazione alla democrazia. Cosa può insegnare oggi?
«Non ho mai capito se le cose si possano insegnare. Sono certa però che si possa imparare. A distanza di mesi dall’uscita La matematica è politica continua a essere letto con allegria, entusiasmo, curiosità e dunque credo che rappresenti la possibilità di quanto conoscere sia un’avventura, faticosa talvolta, dalla quale non si torna indietro, proprio come dalle grandi esplorazioni del passato. La conoscenza come avventura senza ritorno in un mondo in cui tutto è seriale e potenzialmente senza fine. Studiare matematica è divertente e ti rende libero, ma non libero in te, libero in una comunità.

Tanti progetti puntano a cambiare il gap culturale (e lo stereotipo) che porta poche donne alle discipline Stem. Dove e come bisognerebbe incidere?
«Bisognerebbe osservare che le discipline Stem sono una costruzione culturale, come il linguaggio, e che dunque parlare di una predisposizione naturale è deresponsabilizzante. Nel bellissimo libro illustrato di Jacky Fleming (pubblicato in italiano da Corbaccio nella traduzione di Rocco Ciba) c’è una scanzonata disamina sul perché le donne sono state rappresentate lontane dalla scienza. Questa distanza è una storia che dobbiamo smettere di raccontare, sostituendola con un’altra. Io partirei da Jacky Fleming, anche».

Letteratura e matematica hanno qualche punto in comune?
«Sono due modi di rappresentare il mondo. Ho dovuto subito credere a Dante Alighieri che già al primo rigo della commedia incontrava la selva oscura e si avviava nell’oltre mondo, la sospensione dell’incredulità in letteratura arriva subito. In matematica, nonostante fossi brava in geometria, quando sono arrivata sulla soglia delle varietà geometriche ho dovuto credere che studiando avrei capito, ho fatto “come se” capissi e sono andata avanti. Alcune volte quel “come se”, non si è trasformato in comprensione».

Come editor ha fatto pubblicare tanti libri di successo. Di quale scelta è più fiera?
«Non c’è un libro che ho portato prima in nottetempo e ora in Marsilio di cui mi vergogni. Un nome è Ginevra Lamberti di Vittorio Veneto, l’ho pubblicata prima nottetempo e ora è una autrice Marsilio. Di Ginevra sono fiera perché è bravissima, editorialmente abbiamo fatto insieme già un lungo percorso che spero prosegua».

Il cuore della Marsilio è strettamente legato a Venezia. Che relazione ha con Venezia, dove vive, cosa rappresenta per lei?
«Ho amato Venezia prima di venirci ad abitare per metà dell’anno, e adesso la amo anche in pratica. Non ho una casa in campagna, ma ho una casa a Venezia, che è la mia idea di campagna, senza macchine, ma con tutto il resto, e con il mare per giunta. Sono entusiasta di Venezia, mi piacciono le persone che ci vivono e che ci camminano. Ci venivo da ragazza per la Biennale cinema e mi sembrava impossibile viverci, mi sembrava – per usare una osservazione di Ginevra Lamberti nel suo primo romanzo – un fondale per fotografie di matrimoni coreani, invece non è un fondale, è tridimensionale, somiglia ai racconti che ne ho letto, e anche a quello che è. Venezia è contemporaneamente un’idea, una realtà tangibile, una immaginazione e un posto dove comprare i libri, il vino o le patate».

Come riesce a conciliare il ruolo di editor con quello di scrittrice?
«Ho cominciato a lavorare nell’editoria a Nuovi Argomenti, negli anni in cui Mario Desiati, scrittore, ne coordinava la redazione. Al tavolo della rivista c’erano scrittrici e scrittori che leggevano e valutavano scritti narrativi o saggistici di altri. La storia dell’editoria italiana è stata fatta dagli editori certo, ma molto dagli scrittori e dalle scrittrici. È da un paio di decenni che gli scrittori, le scrittrici, i poeti e i traduttori hanno smesso di essere impiegati nelle case editrici, e dunque giustamente ci si chiede come si concilia. Ecco, non si concilia, si fa».

A che punto è l’editoria per quanto riguarda la parità di genere?
«Cominciare a non pensare alle donne come a una minoranza ma come a più della metà della popolazione mondiale, per esempio. In editoria lavorano molte donne, alcune anche in ruoli apicali, non so se, a parità di mansione, le donne siano pagate quanto gli uomini, forse questa è l’indagine da fare. Basta contare le presenze femminili nelle cinquine o dozzine dei principali premi italiani, e le vincitrici per rendersi conto».

Qualche titolo dei romanzi che ha preferito nel 2020 e tra quelli usciti nel 2021?
«Nel 2020, credo causa pandemia, ho riletto molti classici, e ho tradotto insieme ad Alessandro Giammei, il carteggio tra Virginia Woolf e Lytton Stratchey (uscirà nel mese marzo le edizioni nottetempo che ha pubblicato ad oggi le mie traduzioni di Woolf)».

Il libro, già uscito, che avrebbe voluto scegliere lei (e fare pubblicare).
«Il romanzo di Elisa Ruotolo che uscirà nei prossimi mesi per i tipi di Feltrinelli».

Trieste Next: la decima edizione da venerdì 24 a domenica 26 settembre

“TAKE CARE. La scienza per il benessere sostenibile”: questo il titolo dell’edizione 2021 del festival.

Sono già iniziati i preparativi per Trieste Next-Festival della Ricerca Scientifica, che nel 2021 si appresta a celebrare la decima edizione da venerdì 24 a domenica 26 settembre 2021.

Il Festival – promosso da Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste e ItalyPost, curato da Goodnet Territori in Rete e realizzato con la collaborazione attiva di tutti gli enti di Trieste Città della Conoscenza – sarà intitolato “TAKE CARE. La scienza per il benessere sostenibile”.

I promotori dichiarano: «nelle sue prime dieci edizioni, Trieste Next ha sempre affrontato temi chiave del dibattito scientifico e culturale, dall’alimentazione all’acqua, dall’energia al rapporto tra uomo e tecnologia. La decima edizione sarà un momento per fare il punto della situazione e tracciare l’agenda del futuro con un  parterre di grandi ospiti ed esponenti delle discipline STEM, ma anche di scienze umane e sociali: dopo il covid-19, l’obiettivo è di ragionare su come la scienza possa offrire gli strumenti per “prendersi cura” (take care) degli uomini e del pianeta in un’ottica di benessere individuale, globale e, soprattutto, sostenibile».

Tra i grandi nomi della scienza e dell’innovazione che hanno confermato la propria presenza a Trieste: Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore italiano, inventore del microprocessore; Alberto Mantovani, direttore scientifico Humanitas e professore emerito Humanitas University; Elena Cattaneo, farmacologa, biologa, accademica e senatrice. E ancora, il teologo Vito Mancuso e il filosofo Maurizio Ferraris; Jan Olof Lundqvist, senior advisor SIWI-Stockholm International Water Institute.

Dopo il successo dell’edizione 2020 – svoltasi in contemporanea in presenza e in digitale – i promotori confermano l’obiettivo di realizzare un Festival secondo la formula “live & digital”, offrendo l’opportunità di essere fisicamente presenti in sala o di seguire Trieste Next sui canali digitale con approfondimenti, talk e format ad hoc.

In programma a Trieste Next, quindi, tre giorni di talk, conferenze, seminari e laboratori, con oltre 100 eventi in cartellone e 200 relatori. Dal 24 al 26 settembre, torneranno anche gli esperimenti e i laboratori scientifici in piazza Unità d’Italia, curati dagli enti di Trieste Città della Conoscenza, che – dopo il grande successo delle precedenti edizioni – dedicheranno un’intera mattinata alle scuole primarie e secondarie della Regione.

Il programma di Trieste Next è ora in fase di definizione. Per aggiornamenti e anticipazioni, punto di riferimento è il sito www.triestenext.it.

Ecco i cinque finalisti del Premio Galileo. Dalla genetica alla matematica, passando per la robotica e Internet, la sfida degli scienziati a colpi di saggi divulgativi

di Francesco Rigatelli / Tuttoscienze de La Stampa
Antonio Casilli, Pier Paolo Di Fiore, Barbara Mazzolai, Alberto Piazza e Chiara Valerio sono i cinque finalisti del Premio letterario Galileo. Lo ha deciso martedì 19 gennaio la giuria scientifica presieduta da Maria Grazia Carrozza, professore ordinario di Bioingegneria alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.

Il Premio al miglior divulgatore verrà consegnato il 14 maggio a Padova e il giorno prima i finalisti presenteranno al pubblico le loro opere. A determinare il risultato saranno anche 200 studenti che leggeranno e valuteranno i libri in concorso.

Il sociologo Antonio Casilli è autore di «Schiavi del clic. Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo?» (Feltrinelli), un’inchiesta sul mondo di Amazon, Facebook e Uber, in cui spesso i gesti produttivi vengono poco o nulla remunerati. L’oncologo Pier Paolo Di Fiore è stato selezionato per «Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo» (Il Saggiatore): il saggio descrive l’evoluzione del tumore, che cosa ne abbiamo scoperto e a che punto è la ricerca per sconfiggerlo. La biologa Barbara Mazzolai partecipa con «La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta» (Longanesi): lei affronta invece i segreti della flora, tra cui una incredibile resilienza cui gli uomini potrebbero ispirarsi. Il genetista Alberto Piazza nella serie di saggi contenuta in «Genetica e destino. Riflessioni su identità, memoria ed evoluzione» (Codice Edizioni) racconta la più grande sfida medica ed etica che ci attende, sospesa tra il nostro passato di specie e i nostri futuri individuali. Infine Chiara Valerio con «La matematica è politica» (Einaudi) dimostra come la democrazia si basi sulla partecipazione, sulla verità e sulla soluzione di problemi pratici. La matematica è molto di più che un gioco di numeri e di formule.

Galileo, realtà e futuro nella cinquina dei finalisti

di Barbara Codogno / Corriere del Veneto

Le logiche economiche delle piattaforme digitali; il cancro; i segreti delle piante; genetica e destino e, infine, la matematica come forma di democrazia. Sono questi i temi emersi dalla cinquina del Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica selezionati ieri dalla giuria scientifica, quest’anno presieduta da Maria Chiara Carrozza, ex ministro e professore ordinario di Bioingegneria industriale. I 5 autori – scelti tra 41 libri dei 150 candidati – sono: Antonio Casilli, con Schiavi del clic. Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo? (Feltrinelli); Pier Paolo Di Fiore con Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo (Il Saggiatore); Barbara Mazzolai con La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta (Longanesi), Alberto Piazza con Genetica e destino. Riflessioni su identità, memoria ed evoluzione (Codice Edizioni), Chiara Valerio con La matematica è politica (Einaudi).

Il Premio, promosso dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, entra ora nella fase finale: le 5 opere saranno esaminate dalla Giuria degli Studenti, composta da 200 studenti universitari e dagli studenti di dieci classi delle scuole secondarie di secondo grado di tutta Italia. La cerimonia di consegna del Premio si terrà venerdì 14 maggio a Padova.

La cinquina affronta temi di attualità. Casilli, sociologo, conduce un’inchiesta sul nuovo capitalismo dominato dalle piattaforme (Amazon, Facebook, Uber e Google le principali) e sulla manodopera dell’economia contemporanea: centinaia di migliaia di schiavi del clic reclutati in Asia, Africa e America Latina per leggere, filtrare commenti e classificare le informazioni raccolte. Pier Paolo Di Fiore, oncologo, nel suo Il prezzo dell’immortalità descrive nascita ed evoluzione di un tumore: conoscerle è l’unico modo per vincere la battaglia contro il cancro. Barbara Mazzolai, biologa, con La natura geniale racconta come la scienza sia al lavoro per carpire i segreti nascosti dalla natura e come l’incontro tra biologia e tecnologia riscriverà il futuro della nostra specie. Alberto Piazza, genetista, in Genetica e destino prende spunto dal significato di «destino» per tracciare un viaggio nella natura biologica – ma anche culturale e morale dell’essere umano- dove scienza, letteratura e filosofia dialogano. Infine, Chiara Valerio, scrittrice, e responsabile della narrativa italiana per Marsilio, nel suo La matematica è politica costruisce un pamphlet polemico facendo un parallelo tra matematica e democrazia, due aree che non subiscono la dittatura dell’urgenza.

Galileo a sorpresa, nella stagione dei virologi la finale è tra genetica, piante e matematica

di Nicolò Menniti-Ippolito / Il Mattino
La sorpresa vera è forse che proprio nell’anno del Covid, il maggior premio italiano di divulgazione scientifica non abbia selezionato nessuno delle decine di libri usciti in questi mesi e dedicati in modo più o meno diretto alla pandemia. Nella cinquina che la giuria tecnica della quindicesima edizione del Premio Galileo manda alla prova della giuria popolare di duecento studenti (che deciderà il 14 maggio il vincitore finale) non ci sono né il libro della virologa Ilaria Capua, né l’inchiesta di Riccardo Iacona, né il volume di uno dei membri più noti del Comitato Tecnico Scientifico, Gianni Rezza, e neppure quello di Maria Capobianchi, la ricercatrice dello Spallanzani che per prima ha isolato in Italia il virus. Tutti libri (ma sul tema ce ne erano anche altri in gara) votati e apprezzati dagli undici membri della giuria specialistica, ma alla fine nessuno ce l’ha fatta ad essere selezionato in una platea di titoli particolarmente numerosa quest’anno (150 i volumi in gara) e anche particolarmente agguerrita: almeno stando a Maria Chiara Carozza, la studiosa di robotica ed ex ministro della Ricerca Scientifica che presiedeva la giuria, composta anche da cinquw docenti di materie scientifiche di altrettante università italiane e da cinque giornalisti scientifici. Una votazione, quella della giuria tecnica, che quest’anno non ha potuto essere ospitata, come d’abitudine, all’auditorium del San Gaetano di Padova, sede storica del premio, ma è ugualmente avvenuta davanti al pubblico, sia pure collegato, come i giurati, via Facebook. E un’edizione particolare, in realtà, non solo per questo. Anche perché – come hanno ribadito tutti i giurati – c’è grande bisogno di creare una nuova alleanza tra scienza e cittadini.
Quest’anno la scelta dei finalisti è stata resa difficile dalla alta qualità e dalla varietà dei libri proposti. Non a caso nella prima votazione i libri selezionati sono stati addirittura più di quarantuno. Da lì per successive votazioni si è arrivati ai cinque finalisti: Antonio Casilli, con “Schiavi del clic. Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo?” (Feltrinelli), Pier Paolo Di Fiore con “Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo” (Il Saggiatore), Barbara Mazzolai con “La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta” (Longanesi), Alberto Piazza con “Genetica e destino. Riflessioni su identità, memoria ed evoluzione” (Codice Edizioni), Chiara Valerio con “La matematica è politica” (Einaudi). Per la prima volta tra i finalisti non ci sono giornalisti scientifici, ma quattro ricercatori e una scrittrice: segno eloquente di come sempre più la divulgazione scientifica stia passando direttamente nelle mani degli scienziati che avvertono come un loro dovere professionale anche comunicare al grande pubblico l’esito della ricerca. Tra gli argomenti dei libri vince ancora una volta – è successo spesso negli ultimi anni, dopo un lungo dominio della fisica e della matematica – la medicina. Da un lato con un grande genetista come Alberto Piazza, che partendo dal ruolo del caso nell’insorgere di tumore, si interroga spaziando tra discipline umanistiche e scientifiche su “Genetica e destino”. Dall’altra con il libro di Pier Paolo Di Fiore, che racconta le ultime frontiere della lotta al cancro, ma anche i riflessi culturali della malattia. Torna nella cinquina, dopo la vittoria tre anni fa di Stefano Mancuso, anche il mondo delle piante con un libro, “La natura geniale”, scritto da Barbara Mazzolai, coordinatrice del progetto europeo che ha dato vita al primo robot pianta al mondo. Il presente e il futuro del mondo digitale sono raccontati da Alberto Casilli, sociologo che insegna a Parigi e che ha provato ad analizzare le conseguenze che fenomeni come lo smart working, le piattaforme di e-commerce, i big data avranno sulla qualità della nostra vita. Infine la matematica è curiosamente rappresentata da una letterata, la scrittrice Chiara Valerio (in realtà laureata in matematica anche se si occupa di letteratura nella vita) che ha firmato con “La matematica è politica” il saggio rivelazione, quanto a vendite, dell’anno. E per un premio scientifico letterario avere come finalista chi ha partecipato anche a premi come lo Strega e il Campiello è un buon segnale.

Premio Galileo, scelti i cinque libri finalisti

di Nicoletta Cozza / Il Gazzettino

LA DECISIONE. La selezione non è stata facile, anche perché quest’anno c’è stato un record di partecipanti, inizialmente ben 150, di 72 case editrici, scesi a 41 dopo la scrematura iniziale. Raddoppiati, quindi, rispetto al passato, tanto che per la prima volta, e per ben due volte, si è andati al “ballottaggio” per arrivare a una sintesi. Quantità, ma anche qualità, come hanno ribadito a più riprese gli esaminatori. Alla fine la cinquina finalista è stata definita e nella rosa ci sono opere che spaziano in vari ambiti scientifici: medicina, tecnologia, botanica, genetica e matematica. La Giuria del Premio letterario Galileo ha deciso ieri i nomi degli autori che accederanno alla fase finale della rassegna che attribuisce il riconoscimento al miglior libro di divulgazione uscito nell’ultimo biennio. La cerimonia che sancirà il vincitore è stata fissata per il 14 maggio.

In lizza per aggiudicarsi la XV edizione della rassegna sono rimasti: Antonio Casilli con “Schiavi del clic. Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo?” (Feltrinelli); Pier Paolo Di Fiore con “Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo” (Il Saggiatore); Barbara Mazzolai con “La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il pianeta” (Longanesi); Alberto Piazza con “Genetica e destino. Riflessioni su identità, memoria ed evoluzione” (Codice) e Chiara Valerio con “La matematica è politica” (Einaudi).

LA COMMISSIONE. A introdurre i lavori propedeutici alla selezione è stato Andrea Colasio, assessore alla Cultura. «L’edizione 2021 del Premio Galileo, a cui va il merito di avere promosso tra i giovani l’interesse per gli argomenti di carattere scientifico – ha osservato – conferma il successo di una formula collaudata in 15 anni da Comune, Università e ItalyPost. La manifestazione si è consolidata, è cresciuta moltissimo e ora punta ad ampliare ulteriormente la caratura nazionale di un Premio che ha la capacità di cogliere i processi più emblematici del nostro presente. La scelta della cinquina di quest’anno è un’ulteriore dimostrazione dell’importanza di promuovere la divulgazione scientifica». La giuria, presieduta da Maria Chiara Carrozza, ex ministro (nella foto in alto), nonché direttore della Fondazione Don Gnocchi e professore ordinario di Bioingegneria a Pisa, era composta da 5 giornalisti del settore (Gabriele Beccaria, Giovanni Caprara, Massimo Cerofolini, Luciano Onder e Rossella Panarese) e da 5 scienziati di altrettanti Atenei: Roberto Ragazzoni, docente di Astronomia al Bo e direttore dell’Osservatorio Astronomico di Padova; Anna Ceresto, biologo molecolare a Trento; Annamaria Colao, endocrinologo di Napoli ; Carmen Giordano, bioingegnere del Politecnico di Milano e Sahra Talamo, direttrice del laboratorio di RadioCarbonio di Bologna.

«Scegliere è stato complicato – ha annotato la presidente – per la validità delle opere pervenute e la ricchezza dei temi affrontati, inerenti sia i problemi di cui parliamo ogni giorno, sia i quesiti di cui non si discute mai. E usare la letteratura per porre domande serve ad arrivare alle soluzioni. Un libro di divulgazione scientifica deve contenere messaggi chiari per arrivare a tutti, ma deve essere anche ben scritto e questi sono due dei criteri usati per decidere. Comunque, se al Premio Galileo è pervenuto un numero elevato di opere, abbiamo la speranza fondata che scienza e letteratura possano aiutarci a superare questo momento difficile».

Adesso le cinque opere saranno valutate sia da un’altra giuria composta da 200 studenti universitari, che dai ragazzi che frequentano dieci classi delle scuole secondarie di secondo grado di tutta Italia. Inoltre, il 13 maggio, cioè il giorno precedente a quello in cui verrà attribuito il Premio Galileo, i cinque autori presenteranno al pubblico i loro libri. Pure quest’anno il Premio sarà l’evento-clou della rassegna Galileo-Settimana della scienza e dell’innovazione, che proporrà un ricco calendario di eventi dal 10 al 16 maggio.